A nudo

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Chi di noi può affermare con certezza di essere Felice? Felice. E’ una parola difficile da pronunciare perché in fondo che cosa significa veramente?! Per alcuni coincide con l’amore, per altri con la ricchezza, con l’onore, con la virtù, con il potere, con il piacere, per altri ancora con un quieto vivere… di certo non starò qui ad annoiarvi con le mie banali teorie sulla Felicità che penso sarebbero utili solo a far rabbrividire il mio prof di filosofia del liceo; arriverò solo ad una piccola e modesta conclusione: per me, essere felice significa svegliarmi la mattina con una scintilla in più che mi spinga a Vivere realmente, ad Amare chi mi sta accanto, e soprattutto a Sorridere… anche solo per un attimo… anche senza una precisa ragione… Live Love Laugh. f175db9bccdaa3501535f1b51952f61bCarina come frase eh?! Piena di significato. Piena di Felicità. Peccato sia diventata odiosa perché chiunque se la sta tatuando!! Eh la moda?! Che ci vuoi fare?!! C’è stato il tempo del cuoricino, poi del simbolo dell’infinito, poi le rondini, adesso si contendono il podio l’ancora e la frase filosofica appena sotto il seno… ma questa è tutta un’altra storia!!
Torniamo alla Felicità… ecco io oggi posso finalmente dire di essere Felice. Non che sia uno stato permanente e continuativo ad ogni ora della giornata, altrimenti mi causerebbe una paralisi facciale o peggio vorrebbe dire rinunciare a quei momenti di adorabile nervosismo che mi pervadono quando non riesco a mettere l’eyeliner in modo perfettamente simmetrico, ma si tratta più di uno stato d’animo che occupa i tempi vuoti della mia giornata… avete presente quando non avete niente da fare, tipo mentre guardate passivamente la pubblicità aspettando che riparta il film, oppure in macchina mentre tornate distrutti dalla palestra o meglio ancora la sera prima di addormentarvi?! In quei momenti ci sono due stati d’animo possibili: 1)Depressione: “Uffa… avrei dovuto farla quella serie di addominali in più!”, “che senso ha la mia vita?”, “che vita piatta che conduco!”, “mammina che freddo!! quando arriva l’estate!!” 2)Felicità: “non vedo l’ora di salare qualcosa in luogo pubblico con i miei nuovi tricipiti in bella vista!”, “Domani finalmente comprerò quella borsa in saldo!”, “sono proprio soddisfatta del mio nuovo sito web”. In fondo sta a noi decidere come riempire questi spazi vuoti, io ho scelto di caricarli di Sogni, Aspettative, Speranze… insomma di Felicità. Diciamo che l’Amore ha contribuito per il 90% a questo, amare ed essere amati è la miglior medicina per affrontare tutte le difficoltà che la vita ci mette davanti, e se non fosse stato per lui, anzi, per noi, io non sarei mai arrivata a scrivere questo post rivendicando la mia trovata Felicità. Sono circa 4 anni che convivo con il mio boy, mancava qualcosa?! No niente! C’era solo un piccolo grande desiderio da coronare: il matrimonio.

10459007_10203273680576811_299954314136881788_oNon sono credente, non do al matrimonio un valore religioso, do al matrimonio un valore vitale, dico vitale perché il 27 Luglio quando, sotto un romantico gazebo, ci siamo scambiati le nostre promesse, ho avuto la certezza che la mia vita non poteva che essere sua, e la sua mia… insomma nostra… la nostra vita insieme. In quanto moderna sostenitrice della convivenza e di tutti i rapporti d’amore etichettabili o meno, vorrei dire che non è cambiato niente dopo il matrimonio, ma non è vero! Sì, noi siamo sempre gli stessi, due nerd che preferiscono una maratona di Lost o Prison Break piuttosto che una serata fuori, due che litigano se la parete della camera nuova deve essere a righe o a tinta unita, due che si amano e si rispettano quanto prima. Ma… due che quando non hanno niente da fare riguardano le foto o il video del matrimonio, due che quando vengono rimproverati dagli amici di non ricordarsi di chiamarsi marito e moglie si mettono a ridere, due che quando la sera prima di addormentarsi cercano di pensare al ricordo più bello per non fare brutti sogni, pensano allo stesso giorno.

L’amore come dicevo mi ha dato tanto, ma sarei ipocrita a dire che mi ha dato tutto. Quello che mi mancava era una soddisfazione personale, un qualcosa che mi facesse essere fiera di me. Non voglio guardare al mio passato in modo troppo pessimistico perché mi sono diplomata al liceo, mi sono laureata in Economia, ho ricevuto complimenti dal quotidiano su cui scrivevo, ho fatto stage, lavori, ho fatto veramente tante cose in questi 23 anni, non per ultimo ho aperto questo blog, ma procediamo con calma… La scuola non è mai stato il mio habitat preferito, cioè diciamo la verità, l’ho odiata con tutta me stessa, perché?! perché tutte le mattine mi svegliavo con un magone allo stomaco, quel magone che ti dice: “Greta che cosa stai facendo? Perché cerchi di conformarti a quest’ambiente che tanto odi?”. Intendiamoci, non sono mai stata una ribelle, ma ho sempre avuto quella spinta creativa dentro di me che proprio non accettava un ambiente pieno di regole, dottrina e falsi moralismi. Mi spiego meglio… ho sempre trovato fastidiosamente fastidiosi i leccapiedi del primo banco perché penso che l’unico modo per essere rispettati sia rispettare in primis se stessi senza abbassarsi a zerbini, ecco perché sono sempre stata rappresentante di classe, mi piaceva l’idea di ritagliare uno spazio in cui si potessero mettere da parte invidie, obiettivi egoistici e zerbinaggio, per unirci, trovare soluzioni e farci rispettare dagli adulti. In realtà questa unione era solo una mia illusione del tutto utopistica, ma io sono così, devo credere in qualcosa di superiore, fa parte del mio ingenuo patriottismo, lo stesso patriottismo che mi fa stampare sulla tenda di casa mia la frase cult di Braveheart… ma torniamo alla scuola… il liceo scientifico insomma non era per me… mentre tutti sapevano già di voler diventare avvocati, medici o commercialisti, io pensavo solo alla moda, al design e a… Uomini e Donne! Sì, devo ammettere che l’unica nota positiva della mia giornata da liceale era tornare a casa e guardare U&D in diretto contatto telefonico con la mia migliore amica! img_4000Nonostante questo, ho combattuto me stessa e mi sono diplomata presentando una tesina basata principalmente su Storia dell’arte dove esponevo la riproduzione del Bacio di Hayez fatta da me su vetro. Ricordo ancora le facce sbalordite della commissione, che tutto si aspettava tranne che io portassi un mio quadro, un pezzo di me, un pezzo della vera me, è stato uno dei pochi momenti in tutto il liceo in cui potevo, in quei brevi 10 minuti di esposizione, fare ciò che volevo, e ne ho approfittato alla grande, ho gustato minuto per minuto, pretendevo quei minuti perché mi spettavano di diritto, in quegli istanti ero io ed io soltanto, ho ricevuto complimenti ed il massimo del punteggio della prova orale. Avevo vinto presentando me stessa, questa è stata la mia soddisfazione.

Ma andiamo oltre, la galera liceale era finita… festeggiamenti, incertezza nel futuro, incubi di interrogazioni a sorpresa nella notte… in quel periodo ho comprato talmente tanti depliant e brochure di tutte le facoltà possibili immaginabili… Polimoda a Firenze (troppo costoso), Politecnico Design della Moda a Milano (troppo lontano) Architettura (mi piacerà veramente?!), Medicina (adoro Vampire Diaries ma odio il sangue!), Giurisprudenza (troppe cose da imparare a memoria, non fa per me), Lettere (mi piacerebbe, ma troverò lavoro dopo?!), Psicologia (sono una buona ascoltatrice, ma non so se voglio essere sommersa da problemi tutti i giorni!). Dopo milioni di tentativi scelgo… rullo di tamburi… Economia e Commercio!! Voi penserete:“che schifo!” sì in effetti sì… ma la scelsi perché: 1) Si basava principalmente su materie scientifiche su cui ero ben preparata 2) Potevo fermarmi alla triennale ed avere la prospettiva di un buon lavoro come impiegata in banca o contabile d’azienda 3) Magari le lezioni di Marketing non sarebbero state tutte standard e monotone, ma avrebbero tirato fuori la mia personalità e creatività. Ed in effetti così è stato… tutte le mie previsioni si sono avverate. Peccato che ancora una volta quello non era il mio ambiente, non ero come gli studenti incravattati con valigetta e Il Sole 24 Ore in prima fila (che cosa mai avessero da controllare su Il Sole 24 Ore ancora me lo chiedo!!), non ero come chi sceglieva l’esame facoltativo più difficile perché poi si trovava avvantaggiato alla specialistica, non sapevo neanche se ci sarei andata alla specialistica!!

Poi succede una cosa che rompe la mia routine: il mio ragazzo trova lavoro in Inghilterra e io mi trasferisco con lui, così per un anno circa, faccio in su e giù dando esami da non frequentante… che bella l’Inghilterra ragazzi?! Il mio fidanzato la odiava perché era lontano dal mare e dalla vita surfista, io invece, mi sentivo a casa, potevo girare con una parrucca rosa e nessuno avrebbe fatto una grinza (non che lo abbia fatto realmente… era solo per rendere l’idea… che poi perché non l’ho fatto!? Uffa… voglio tornare in Inghilterra e girellare con una parrucca rosa!!). 2 (2)Comunque sia, lì decisi di aprire So Different il mio fashion blog.  Non avevo la presunzione di essere una dettatrice di moda, stile o tendenze, mi faceva solo star bene ricambiarmi, fare qualche foto, postarla, e sentire le opinioni delle altre blogger e di voi che credetemi mi conoscete più di persone che frequento da una vita. Perché? Perché qui sono me stessa. Anche con il blog, la situazione non è stata facilissima, cioè arriva un punto in cui per farlo crescere devi trasformarlo in un “lavoro”, il che comporta dover rientrare in certe classifiche di dubbia affidabilità, gare di followers, competizioni con blogger che comprano i propri followers, rapporti con aziende per cui non sei altro che un giornalista di serie B, insomma un mondo di invidie e falsità che non amavo a scuola e figuriamoci qui, dove voglio sentirmi libera. Ecco perché ultimamente c’è stato un rallentamento delle pubblicazioni, è stata una pausa di riflessione che mi ha permesso di arrivare ad una semplice conclusione: da oggi me ne frego altamente delle classifiche e di tutto il resto, da oggi pubblicherò solo e soltanto ciò che mi fa star bene nei momenti in cui starò bene. Proprio come un diario personale, dove non ci sono date da rispettare o scadenze, ma dove tutto viene naturale e trasmette solo positività.

Ma torniamo all’Università. A Marzo 2014 finalmente mi sono laureata! 1794582_627528567321899_624313594_nAncora una volta cercai di presentare una tesi che mi rispecchiasse e che quindi fu percepita come insolita dalla temuta commissione. Si basava sul Marketing e sui nuovi modi di comunicare e promuovere il libro, quindi attraverso blog letterari, flash mob, concerti rock mescolati alla letteratura, campagne su social network, e non per ultimo book trailer; a tal proposito proiettai il book trailer da me realizzato per promuovere il libro del mio ragazzo. Grandi applausi, felicità, liberazione, mi portai a casa un bel 102. Ma sinceramente io del voto me ne frego, perché quello che per me contava di più era che io non avrei più messo piede in una struttura chiamata scuola. Badate, sono fiera del fatto che nonostante odiassi la scuola, ne sono sempre uscita bene, non come la prima della classe, ovvio, ma sempre quel gradino sopra la media, che tanto ha fatto sentire fieri i miei genitori e la mia famiglia. Non rinnego la cultura e le conoscenze che ho appreso, non rinnego neanche le mie scelte, perché quando le ho compiute sono andata consapevolmente contro la mia natura. Ma adesso, il diploma liceale c’è. La laurea da brava bambina in Economia e Commercio c’è. Sono fiera del fatto che ci siano. Ma ora basta.

Da oggi io sarò me stessa. Ed ecco perché oggi scrivo questo post sulla Felicità, perché oggi ho completato quel 10% che dicevo inizialmente. Quel 10% che mi fa gridare di essere Felice. Organizzare il mio matrimonio quest’estate è stata la cosa più bella ed appagante che io abbia mai fatto, ho curato ogni dettaglio, la musica, i centrotavola, i segnaposti, le bomboniere, le partecipazioni, persino un breve flash mob dove dei ballerini erano travestiti da camerieri, insomma ogni particolare (sono un po’ maniaca del controllo, lo ammetto!). Comunque sia, è stato talmente emozionante curare ogni aspetto di quel giorno che ho deciso per la prima volta nella mia vita di investire in me stessa. Ebbene tra meno di una settimana andrò a Milano per partecipare al corso Wedding & Events Planner diretto da Enzo Miccio, molte di voi lo conosceranno per i suoi programmi a tema Fashion o Wedding su Real Time, beh lui è uno degli organizzatori di eventi e matrimoni più famoso e riconosciuto in Italia. Ed io sarò ad un passo da lui, ad apprendere ogni centimetro di parola che uscirà dalla sua bocca. pls_event_wedding_defE sto già lavorando al mio nuovo sito web… Greta Wedding Planner… suona bene vero?! Il nome naturalmente è in work in progress!! Molti penseranno che sono una stupida, perché dopo tutto il sacrificio che ho fatto potrei comodamente sedermi ad uno sportello di una banca e guadagnarmi da vivere, perché allora devo buttarmi in quest’avventura difficile e forse infruttifera?! la risposta è perché io voglio vivere. Ricordate Live Love Laugh. Non voglio svegliarmi a 60 anni ed avere mille rimpianti: “ah se avessi tentato”, “ah se solo avessi avuto più coraggio!”, “ah se avessi indossato quella maledetta parrucca rosa!!”. Io voglio essere coraggiosa ora. E guardate che ci vuole molto coraggio a buttarsi in una cosa che si ama perché il fallimento potrebbe essere molto più amaro da digerire. Ma io voglio crederci. Voglio per una volta sola credere in me stessa e nelle mie capacità. Se un giorno fallirò non avrò vergogna, perché saprò che ho fatto tutto ciò che era in mio potere per realizzare i miei sogni, e quindi sarò comunque soddisfatta di me stessa. Zero rimpianti. Insomma mi sembra di vincere in ogni caso. Ecco la mia teoria. Ho iniziato questo post dicendo di essere Felice, ed è vero, perché oggi sono fiera di me e delle mie scelte. E fanculo a chi mi vuole male! (Va tanto di moda dirlo!!). Voglio circondarmi solo di persone che mi vogliono bene e che credono in me!

Oggi scelgo me stessa. Oggi scelgo la Felicità. 

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Bellezza è sensibilità

Amo vagare tra i mercatini dell’usato, mi piace giocare ad indovinare il possessore di un oggetto e mi piace ancor di più reinventare tesori ricollocandoli in posti insoliti, così qualche tempo fa, dietro un comò provenzale, vidi un vecchio e polveroso lampadario, di quelli a gocce con la montatura dorata ed arrugginita, lo trovai davvero brutto… fu strano, perché solitamente amo questo tipo di oggetti, pertanto mi avvicinai, lo presi tra le mani e la mia immaginazione mi portò a pensare che poteva esser appartenuto ad una vecchia nonnina che, sotto quelle tiepide luci, aveva cucinato il pranzo della domenica ai propri nipoti, o aveva massaggiato i piedi stanchi del marito, e non so… quel lampadario non fu più tanto brutto.
Improvvisamente ebbi un gran desiderio di acquistarlo, non credo si trattasse di un disturbo ossessivo compulsivo per lo shopping, credo anzi di aver visto della pura e semplice bellezza in quel pezzo che iniziai a chiamare vintage invece che vecchio.
Intrinsecamente il lampadario aveva lo stesso valore ed il medesimo aspetto di prima, e allora che cosa mutò? Magari il sentimento? Eppure non era appartenuto a mia nonna o ad una mia antenata, non ero emotivamente legata a quell’oggetto. Forse allora si trattò di empatia: è quindi immedesimarsi in un’emozione che ci fa percepire la bellezza. Non è dunque un cielo stellato ad essere bello, ma identificarsi in una figlia che vede in una stella l’angelo del padre; non è dunque una spirale di anelli al collo ad essere bella, ma la soddisfazione di una bambina nel seguire la tradizione della sua tribù; e dunque neanche degli occhi marroni di un uomo sono belli, ma lo è il desiderio di innamorarsene e perdervisi dentro. Non può esserci empatia finché siamo presi da noi stessi, finché occupiamo la nostra mente con lo stereotipo effimero di bellezza che la società ci propina.
Che cosa occorre allora? La risposta è una, ed una soltanto: sensibilità.
Senza sensibilità non possiamo immedesimarci in un’emozione fino a farla propria.
Come possiamo dimenticare il liquido e i rossori che impietosi ricoprono il corpo di un bambino appena nato e vedere in lui la bellezza, senza la sensibilità che richiama in noi il desiderio di maternità o paternità che sia?! E come possiamo percepire la reale bellezza del David di Michelangelo senza la sensibilità che ci spinge ad andare oltre ad un corpo scolpito, e ce ne fa captare la possanza, la virilità, la dolcezza e la culla rinascimentale che lo ha osannato?! Come vedere tutto ciò senza sensibilità?!
La sensibilità è un concetto che supera il classico dibattito tra bellezza interiore ed esteriore, proprio perché ne costituisce il più perfetto connubio.
La vera bellezza non sta nell’oggetto in sé ma nella sensibilità di chi lo contempla.

Miss Periferia

Come tradizione, ogni anno la televisione italiana ci propone le fatidiche tre serate per incoronare la più bella. Miss Italia. Luci spettacolari, passerelle con le ultime creazioni dei più noti stilisti, scenografie curatissime, trucco e parrucco impeccabili. Tutto al limite della perfezione…

Ma vi è mai capitato di assistere ad alcuni concorsi di periferia?! Continua a leggere

Happy hour

Dopo i provvedimenti di Milano…Cecina trema. Come farebbero gli under16 Cecinesi senza il brindisino, il birrozzo o il prosecchino pre cena!?!

Già perchè l’alcool accompagnato poi dall’immancabile sigarettina, è per i cecinesi uno stile di vita. Un richiamo invitante, peccaminoso e oserei dire “innato” nell’indole dell’ancora fanciullo Cecinese. Giunto all’età delle scuole medie, egli muove i suoi primi passi verso quei vizi che pensa possano farlo apparire più grande e ganzo davanti agli amici. Continua a leggere

Davanti al liceo

Davanti al liceo… ore 8:00

La scena è dominata dai fashion victim. Per loro il piazzale del “Fermi” si trasforma in una passerella ed ogni settimana potrebbe essere comparata a quella della moda a Milano. Si può notare l’impegno smisurato del sole a spedire i suoi raggi su ognuno di loro (stile occhio di bue ad un concerto) in modo da lasciar sfoggiare loro l’occhiale RayBan o Carrera appena acquistato. I boys: aria altezzosa, costantemente in t-shirt a mezza manica (persino in pieno Gennaio a -3°C) e jeans a vita bassa per mostrare della D&G underwear. Niente li scalfisce. Ma…non spettinateli… potrebbero addirittura rivolgervi lo sguardo…  Con loro le ragazze più chic: camicetta a righe, jeans stretch e occhialini da vista… per sembrare very intellectual (solo per sembrare!). Continua a leggere

Mare

Cari Fiorentini, Poggiaioli o chiunque voglia passare l’estate nella spiaggia più fashion del momento, ricordarsi: mai prenotare l’ombrellone nello stabilimento, di moda nell’anno precedente. Già perché a Marina “pànta rèi” ovvero “tutto scorre,tutto cambia”… e non parlo solo del mare che sta risucchiando anche quel mezzo metro di spiaggia che rimane. Ma parlo di un argomento ben più alto e sublime per i Cecinesi: la moda. Continua a leggere

Esame di maturità

Se finora sembrava essersi posata una pace perpetua, di reciproco rispetto, d’unione, fratellanza, quasi omologazione tra gli studenti del Fermi, è nello sprint finale che riaffiora l’istinto di sopravvivenza, che s’infiammano le piccole scintille rimaste accese dai precedenti scontri e che il Fermi si spacca irrimediabilmente in due.

Sul lato destro del ring. Sguardo spavaldo, deciso, di chi sa di fare sempre la cosa giusta. Sono coloro che all’esame vogliono arrivare in regola, perfettamente preparati sul programma e pronti per ogni possibile evenienza. I Diligenti.

Sul lato sinistro. Astuti. Scaltri. Quelli che per prepararsi all’esame scelgono vie traverse, scoscese, così subdole che persino Corona si rifiuterebbe di percorrere! Gli Infidi. Continua a leggere